Riserva Naturale Speciale dei Monti Pelati
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La Riserva Naturale Speciale dei Monti Pelati si estende su un’area di circa 147 ettari sulla destra orografica del torrente Chiusella, allo sbocco dell’omonima valle, situata tra i comuni di Baldissero Canavese, Vidracco e Castellamonte.
Incastonati all’estremità occidentale delle colline dell’anfiteatro morenico di Ivrea, sono rilievi modesti e insolitamente brulli, ad eccezione di alcune specie pioniere, come le betulle, che sono riuscite ad adattarvisi. Il paesaggio che offrono è tuttavia suggestivo, nel suo apparire quasi lunare.
La loro peculiarità è il sottosuolo, molto diverso dalla zona circostante: è infatti particolarmente ricco di silicati e magnesio, provenienti da strati molto profondi della crosta terrestre; queste rocce si sarebbero ormate circa 60 milioni di anni fa, dopo una grossa fuoriuscita di magma dal sottosuolo, in seguito ad una frattura del terreno legata alla spinta della zolla africana.
I minerali presenti in questo luogo quindi sono piuttosto rari, per cui sono stati estratti per più di 2 secoli, fino a quando, nel 1993, è stato istituito il Parco Naturale, che lo ha riqualificato e messo sotto protezione.
Flora
La particolare natura del suolo lo rende poco adatto alla crescita della vegetazione arborea; le rocce sono colonizzate da vari tipi di licheni mentre il resto del territorio è ricoperto perlopiù da cespugli radi, tra cui ginepro e il pungitopo (Ruscus aculeatus), praterie aride e brughiere. La scarsa copertura forestale è costituita da betulla (Betula pendula), robinia (Robinia pseuacacia), roverella (Quercus pubescens) e da rimboschimenti composti da pino silvestre (Pinus sylvestris), pino strobo (Pinus strobus), pino nero (Pinus nigra) e larice (Larix decidua).
Nei pressi del torrente Malesina si incontrano fasce arbustive a salice bianco (Salix alba), che rendono il paesaggio molto diverso rispetto alle pendici brulle e pietrose della montagna. Tra le specie floristiche più interessanti e rare si ricordano Campanula bertolae, Linum suffruticosum, Fumana procumbens; tra i più comuni, Sedum alpinum e vari garfanini (Dianthus spp.).
Fauna
I Monti Pelati sono un’oasi xerotermica, cioè un’isola in cui il clima è più mite rispetto alle zone circostanti e di conseguenza permette la presenza di specie animali e vegetali tipiche delle zone più calde. Proprio per queste caratteristiche si trovano degli esemplari non comuni soprattutto fra uccelli e insetti. Tra i primi, sono state osservate circa 70 specie, tra cui il saltimpalo, lo zigolo nero, lo zigolo muciatto e l’occhiocotto, che trovano nei Monti Pelati l’unico sito riproduttivo conosciuto del Canavese; nelle zone più brulle, la cincia dal ciuffo, la cincia mora, la bigiarella e il codirossone. Anche alcuni rapaci, come la poiana, il nibbio bruno, il nibbio reale e il biancone visitano saltuariamente il Parco.
Tra gli insetti vi sono alcune specie rare come il lepidottero Pedasia luteella, il coleottero Phytoecia vulneris, presente soltanto in un altro luogo in Piemonte, e il formicide Leptothorax flavicornis; alla fine dell’estate si presentano molto numerose le mantidi religiose (Mantis religiosa).
Protezione degli anfibi
Da alcuni anni il Parco è attivo nell’arginare l’intensa moria di anfibi che si verifica nel corso della stagione riproduttiva, con una campagna di salvataggio: da metà febbraio all’inizio di marzo, gli anfibi si spostano in massa dai luoghi di svernamento (boschi, cataste di legna, cumuli di sassi, ecc..) verso quelli di riproduzione (zone umide).
Purtroppo, durante la migrazione devono attraversare le strade che spesso si frappongono fra i due habitat, con gravi conseguenze. Il rospo comune (Bufo bufo), ad esempio, è particolarmente a rischio per la sua lentezza nei movimenti. Per arginare il fenomeno e ridurre le perdite di esemplari di specie già in forte declino per altre cause (cambiamento climatico, parassiti, presenza di specie non autoctone, bonifiche di zone umide), nei punti più critici come i Comuni di Vidracco e Vistrorio, in prossimità della sede viaria, vengono posizionati dei “rospodotti”, cioè delle barriere plastiche che permettono il superamento delle carreggiate stradali senza rischio.
Torre Cives
Sul colle più alto dei Monti Pelati, a quota 581 m sul livello del mare, si trova una torre risalente al XII secolo, denominata Torre Cives. Venne edificata quasi certamente con lo scopo di guardia e difesa del territorio della Valchiusella. Nel 1956, durante degli scavi archeologici, sono state portate alla luce cinque monete d’oro di epoca bizantina, il cosiddetto “Tesoretto” di Torre Cives, oggi conservate al Museo Archeologico di Torino.
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Contatti
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