Alta Valle del Volturno
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Le sorgenti del fiume Volturno e i paesi molisani che presidiano il primo tratto del suo corso costituiscono un piccolo comprensorio dalla lunga storia, con tradizioni popolari tenacemente conservate e testimonianze architettoniche e artistiche importanti.
Il Volturno, che rappresenta il principale fiume dell’Italia meridionale per lunghezza e portata, nasce infatti in Molise, sui Monti della Meta, e sfocia nel Tirreno, a Castel Volturno, fra Gaeta e Napoli, in Campania. La sua valle, durante il Risorgimento, fu teatro di un’importantissima battaglia, nella quale Garibaldi e i suoi uomini bloccarono l’offensiva dell’esercito borbonico ricostituitosi tra le mura di Capua.
L’Alta Valle è un territorio quasi sconosciuto al turismo, nonostante i motivi di interesse rappresentati dalle località della zona. Nei pressi della sorgente del fiume, a Capo Volturno, si trova un piccolo impianto dell’Enel con un laghetto artificiale circondato da salici e pioppi, molto frequentato dalle anatre durante le migrazioni: se nel periodo autunnale si concentrano soprattutto folaghe, moriglioni e tuffetti, in primavera sarà la volta di marzaiole, alzavole e gallinelle d’acqua. Essendo circondato da una rete il piccolo specchio d’acqua non è molto fruibile, ma proprio di fronte, sempre sotto la mole del Monte della Rocchetta, c’è ampia possibilità di sostare.
Il fiume si ingrossa quasi subito, ricevendo il Rio dell’Omero, e bagna Cerro al Volturno, il cui nome deriva naturalmente dalla quercia più comune nella zona, il cerro (Quercus cerris).
Da visitare
L’abbazia di San Vincenzo al Volturno
Un breve tragitto, percorribile anche a piedi o in bicicletta, conduce all’abbazia di San Vincenzo al Volturno, la cui storia risale all’anno 703 quando tre nobili beneventani, dai curiosi nomi di Paldo, Tato e Taso, fondarono il primo cenobio per poter fare vita di penitenza secondo la regola benedettina. Nel periodo di maggior splendore il complesso abbaziale occupava un’area di circa 5 ettari su entrambe le sponde del Volturno: una vera cittadina con refettorio, officine, altri edifici di servizio e ben otto chiese. Nell’881 la struttura venne distrutta dai Saraceni e nell’incendio morirono 700 monaci, come racconta il codice miniato Chronicon Vulturnense (oggi conservato nella Biblioteca Apostolica Vaticana).
La chiesa e il monastero sono stati ampiamente ricostruiti dopo i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, e il convento è oggi abitato da monache di clausura provenienti dagli Stati Uniti. Sono assai interessanti gli antichi resti del complesso di San Vincenzo Minore, con la Cripta di Epifanio (aperta su prenotazione) ornata da bellissimi affreschi. Di fronte all’abbazia si può sostare ma non pernottare, motivo in più per scegliere le due ruote o le gambe lasciando il veicolo in prossimità delle sorgenti.
Il Castello di Cerro al Volturno
La parte vecchia dell’abitato è disposta a semicerchio intorno al castello, visibile a grande distanza per l’impressionante mole quadrangolare con tre alte torri che ne difendono i lati più esposti, mentre è una ripida scarpata a proteggere il versante orientale.
Risalente all’anno 989, si può tuttavia ammirare solo dall’esterno, a meno di non sedersi ai tavoli del ristorante annesso o di alloggiare nel bed&breakfast ricavato all’interno del maestoso edificio.
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Contatti
Castel San Vincenzo(IS)