Cardo Gobbo
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La storia e la tradizione del cardo gobbo (@Cynara cardunculus var. @altilis@) sono legate a un fiume, il Belbo, e alle sue sponde. I cardi si coltivano nei terreni sabbiosi, tra Nizza Monferrato, Incisa Scapaccino e Castelnuovo Belbo. La denominazione “gobbo” deriva dal tipo di coltivazione cui è sottoposto: parzialmente sotterrato, nel tentativo di cercare la luce, si curva infatti verso l’alto assumendo la caratteristica forma gobba.
Questo trattamento permette alla pianta di superare i mesi più freddi e, in particolare, rende il gambo bianco, più tenero e delicato al palato, perchè le coste perdono ogni traccia di clorofilla.
Il lavoro dei cardaroli è parte della storia della Valle Belbo, iniziata cento anni fa basata su di un mestiere faticoso, al freddo e a volte nel fango.
I cardi si seminano a maggio, si raccolgono a ottobre, non si irrigano, non si concimano e non si trattano. A settembre, quando sono già alti e rigogliosi, vengono piegati e ricoperti di terra. Dopo un mese l’imbianchimento è compiuto: si dissotterrano i cardi, si eliminano le foglie esterne e le coste rovinate con la purinetta (una roncola lunga e sottile) e si tiene il cuore, croccante e dolce.
I cardi in genere si mangiano cotti, ma il cardo gobbo di Nizza Monferrato è buono crudo, e viene consumato come ingrediente fondamentale di uno dei piatti simbolo della gastronomia piemontese: la bagna cauda.
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Nizza Monferrato(AT)