Castello di Graines
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Il Castello di Graines sorge su un alto promontorio roccioso vicino il borgo di Graines, è immerso in uno scenario naturale tra i più suggestivi e gode della vista di Brusson e della Val d’Ayas.
Il castello fu costruito nel X secolo dagli abati del Monastero Vallesano di San Maurizio d’Agauno che, nel 1263 consegnarono il maniero e le terre incluse a Gotofredo di Challant, nipote del Visconte Bosone di Aosta e fedele servitore dei Conti di Savoia.
Nel corso del Trecento il castello apparteneva ad Ibleto di Challant, che aveva acquisito anche le signorie di Verrès ed Issogne. Passata tra le mani di eredi e nel 1615 diventato luogo dove il duca Carlo Emanuele I vi insidiò una piccola guarnigione, nel ‘700 il castello venne abbandonato e si ridusse allo stato di rudere. Nel 1841 alla morte dell’ultima Challant, la contessa Gabriella, il castello ormai diroccato passò ai Passerin d’Entrèves, che successivamente ne diedero al Comune di Brusson il diritto di usufrutto. Nei primi anni del ‘900, grazie a D’Andrade e Giuseppe Giacosa, è stato restaurato in modo tale da conservare i resti originali del castello.
La posizione strategica del castello è stata sfruttata nei secoli per comunicare visivamente, tramite specchi o bandiere, con la torre di Bonot, il castello di Villa a Challand-Saint-Victor, e con il fondovalle. La struttura rappresentava un luogo di massima sicurezza per il signore che vi abitava, era illuminata solo mediante piccole finestre e aveva l’ingresso posto a quasi cinque metri dal suolo, raggiungibile solo mediante una scala che poteva essere rimossa in caso di pericolo.
Il castello presenta una forma irregolare che si adatta al territorio su cui è situato. Era circondato inizialmente da una ampia cinta muraria, di circa 80 metri per 50. Al suo interno vi erano una torre quadrata, o donjon, una piccola cappella e una cisterna con volta a botte. La torre aveva almeno tre piani divisi da solai in legno. Alla torre fu annesso un edificio rettangolare a scopo residenziale.
La cappella romanica, dedicata a San Martino, è costituita da un’unica navata, lunga circa otto metri, e un’abside semicircolare. Il tetto principale doveva essere in legno e manto in lastre di pietra, ma è crollato del tutto, rimane solo il perimetro delle mura in pietra.
Dal 2010 sono iniziate le indagini archeologiche della struttura, ora in fase di restauro e in via di completamento i lavori di restauro della cinta muraria.
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