Giardino di Villa Sciarra
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Villa Sciarra sorge alle pendici del Gianicolo, delimitata dalle Mura Gianicolesi, da via Calandrelli e via Dandolo, tra i quartieri di Trastevere e Monteverde Vecchio. Nell’antichità questa zona era occupata da orti e giardini, vi sorgeva il bosco sacro della ninfa Furrina; in seguito fece parte dell’enorme spazio verde chiamato “Horti Caesaris“, dove, secondo la leggenda, Giulio Cesare ospitò Cleopatra durante il suo soggiorno a Roma. Alla morte di Cesare, gli “Horti“, andarono in eredità al popolo romano.
Nel Quattrocento venne costruito il primo edificio all’interno di una vigna di proprietà della chiesa di Santa Maria ad martyres. Nel 1575 il terreno passò a monsignor Innocenzo Malvasia che vi fece costruire un casino a due piani con loggia. Nel 1614 la proprietà venne acquistata da Gaspare Rivaldi, appaltatore delle Dogane Pontificie, e nel 1653, dopo la costruzione delle Mura Gianicolesi, da Antonio Barberini che ristrutturò completamente l’edificio insieme al verde circostante.
Dopo un breve passaggio alla famiglia Ottoboni, nel 1746 la villa fu di nuovo acquistata dai Barberini, e precisamente da Cornelia Costanza Barberini, moglie di Giulio Cesare Colonna di Sciarra. Nel frattempo la proprietà era stata ingrandita talmente fino ad arrivare a occupare, nel primo ventennio dell’Ottocento, tutta l’area del Gianicolo e di Monteverde compresa tra le antiche Mura Aurealiane e le nuove Mura Gianicolesi.
Nel 1849 la villa fu il teatro dei combattimenti fra le truppe italiane guidate da Giuseppe Garibaldi e quelle francesi del generale Oudinot, derivandone gravi danni subiti dal complesso. L’allora proprietario, il principe Maffeo II Sciarra, in seguito a speculazioni finanziarie sbagliate, perse l’intero patrimonio: il terreno fu lottizzato e una parte divenne suolo edificabile. La villa e la parte superiore superiore del Gianicolo rimase di proprietà degli Sciarra che lnel 1896 la vendettero a George Clarke e quindi alla Società di Credito e Industria Fondiaria Edilizia.
Infine, nel 1902, venne acquistata da George Wurts e la ricchissima moglie Henriette Tower, che fecero ristrutturare la palazzina in stile neo rinascimentale e ridisegnare il giardino: vi inserirono numerose statue e fontane del Settecento provenienti dal Castello Visconti di Brignano, dimora lombarda di proprietà dei Visconti, caduto in rovina e venduto all’asta nel 1898. E piantarono molte piante rare ed esotiche, fra cui palme, Gingko biloba e cedri, piantarono boschetti e vi allevarono i pavoni, tanto che la villa fu denominata “la villa dei pavoni bianchi”.
Nel 1928 George Wurts morì e due anni dopo la moglie, per riconoscenza verso Roma, donò la villa allo Stato Italiano, a condizione che fosse destinata a parco pubblico: cosa che avvenne, ma la palazzina venne destinata a sede dell’Istituto Italiano di Studi Germanici ed a questo fine rimodernata nel 1932 dagli architetti Calza Bini e De Renzi.
Il giardino. Presso il cancello principale, in piazzale Wurts, si incontra la Fontana dei Faunetti, un gruppo in pietra di provenienza lombarda, risalente al XVIII-XIX secolo, caratterizzato da due piccoli fauni che giocano con una capretta. Presso l’altro ingresso in largo Minutilli si trova invece la monumentale Fontana dei Fauni, all’interno del quale una coppia di fauni, maschio e femmina, con i loro faunetti, sorreggono una valva di conchiglia aperta. Nello spiazzo antistante la palazzina si ammirano altre due fontane: la Fontana delle Passioni Umane o Fontana dei Vizi , che presenta, all’interno di una vasca ovoidale in muratura con bordi in travertino, quattro sfingi raffiguranti le passioni umane o i vizi (Ira, Lussuria, Avarizia e Gola; e la Fontana dei Putti o del Biscione costituita da una vasca mistilinea con una spalliera come sfondo, sulla quale due coppie di putti si tendono reciprocamente le mani in atteggiamento di danza, mentre altri due, quasi al centro della vasca, sorreggono uno scudo sul quale è scolpito in rilievo il Biscione visconteo sormontato da una corona. Altrettanto mirabili il romantico padiglione chiamato Gloriette, e l’esedra arborea ad emiciclo di alloro (Laurus nobilis), con 12 nicchie contenenti altrettante statue raffiguranti i mesi dell’anno, intervallate da siepi di bosso e cespugli sagomati in forme geometriche e animali.
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Contatti
Viale delle Mura Gianicolensi 11 - Roma 00153(RM)
+39 060608
http://www.sovraintendenzaroma.it
Altre info
Ingresso libero
Tutto l'anno
Dalle 7 al tramonto