Giardino Rossi Jacquard
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TRATTO DA: “I giardini delle ville venete”, di Camilla Zanarotti, Silvana Editoriale, per gentile concessione dell’autrice.
Dobbiamo questo straordinario giardino ad Alessandro Rossi, straordinaria figura di industriale, mecenate e filantropo. Nel 1859 questi incaricò l’architetto Antonio Caregaro Negrin della sistemazione dell’area di fronte alla sede storica del Lanificio ‘Francesco Rossi 1817’. In questo esiguo spazio, di circa 5.000 mq, con funzione di perno tra gli edifici produttivi, l’architetto si fece interprete dell’ideale di ‘civiltà industriale’ del suo committente e realizzò nel giardino un ambizioso progetto iconografico.
Alessandro Rossi non fece realizzare un giardino privato ma uno spazio verde, presto anche aperto alla cittadinanza, nel cuore stesso dell’attività produttiva del Lanificio dove, per volere del suo ideatore i valori del lavoro e qualità di vita erano strettamente legati.
Dal punto di vista compositivo l’accentuata verticalità della composizione e la sapiente disposizione delle masse di vegetazione, sono l’occasione per lasciar correre l’immaginazione verso spazi indefiniti. La folta vegetazione e i grandi alberi, tra i quali sono degni di nota dei magnifici cipressi del Portogallo e delle imponenti sequoie, contribuiscono a dilatare lo spazio a disposizione, indirizzando lo sguardo anche verso emergenze al di fuori del giardino. A questo scopo, con grande ingegno, Caregaro Negrin fece aggiungere alla cinquecentesca chiesetta di S. Rocco, a monte del complesso, uno svettante campanile che fungesse da punto focale dell’intera composizione.
Il percorso simbolico prende il via ancor prima di entrare al giardino, dalla porta tuscanica del Lanificio Rossi. Le decorazioni con i simboli dell’Arte della Lana e di Mercurio, stanno a simboleggiare e esaltare la prosperità che è ottenuta tramite il lavoro, la produzione industriale e il commercio. L’entrata del giardino è posta perfettamente in asse con questo manifesto programmatico che si dipana lungo i sinuosi viali che collegano le architetture. Ciò che attira immediatamente l’attenzione del visitatore è la serra teatralmente posta sulla sommità del leggero declivio. Sulla destra si impone l’edificio della Tessitoria Jaquard, che diventerà presto un teatro e un centro culturale aperto alla cittadinanza. Coerentemente con il programma iconografico sotteso a tutto il giardino la facciata è ornata con dodici medaglioni in terracotta, che raffigurano le effigi, anziché dei più classici dodici Cesari, di altrettanti personaggi illustri della città, dal Medioevo in poi.
Celati dietro la serra e sorvegliati dalla figura di Atlante si aprono i portali delle grotte, collegate alla parte collinare soprastante da scalette scavate nella roccia. Da qui si snoda un elaborato intreccio di percorsi, che portano alle architetture neogotiche nel boschetto della zona collinare. Ridiscendendo verso la torretta ottagonale una testa di coccodrillo a grandezza naturale spunta improvvisamente dalla roccia: anche questo un rimando simbolico agli Egizi, maestri nell’arte della tessitura.
NOTE DOLENTI: purtroppo questo incantevole giardino non gode di accurata manutenzione; inoltre viene aperto al pubblico solo in rare occasioni.
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Contatti
Via Pasubio - 36015 Schio(VI)
Altre info
il giardino viene aperto raramente, in occasione di mostre ed eventi