Masseria Carestia

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Il toponimo “Carestia” sta a indicare l’aridità del terreno accidentato e pietroso, coperto da lecci, lentischi, mirti e altre specie della macchia mediterranea. Gran parte del latifondo è adibito a pascolo per l’allevamento caprino. La masseria fu innalzata tra il 1752 e il 1777 a pochi passi dai santuari di Sant’Oronzo, patrono di Ostuni, e di San Biagio, sul declivio di una delle colline della selva.

La masseria è racchiusa da un lungo muraglione che la proteggeva dai briganti dell’epoca e presenta due ingressi – uno dei quali caratterizzato da una fuga di 15 archi ricoperti di rampicanti – che immettono in un’ampia corte, ai lati della quale si trovano l’alloggio del massaro, le stalle, i magazzini e una chiesetta con incisa sull’architrave la scritta “Qui non si gode asilo oltre alla data di conclusione dei lavori: 1752.

I giardini di masserie (soprattutto quelle di maggiori dimensioni) si compongono di più recinti “a tema”, ognuno con una coltura prevalente. Nel caso della masseria Carestia sono presenti tre recinti protetti da alti muri: uno di alberi da frutta con viti, noci, nespole e fichi, adiacente al pergolato di archi lapidei che immette alla corte principale; sul retro e su un lato della cappella si dispongono invece un giardino con melograni e una “chiusa” con alberi di arancio, difesi dal vento mediante muri di cinta.

Dal cortile si accede alla dimora signorile (una delle più eleganti dell’epoca, costruita su due piani), alla casa del massaro, alla chiesa, alle stalle, ai locali che custodiscono attualmente una collezione di antiche carrozze.

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