Parco del Monte Cucco
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Il Parco del Monte Cucco comprende il territorio della Regione Umbria posto al confine nord-est, delimitato dal crinale dei monti Appennini su cui svetta il Cucco (metri 1.566), dal percorso storico della Via Flaminia, dai fiumi Sentino e Chiascio.
La popolazione residente nel Parco non raggiunge i 7.000 abitanti. Nella zona montana l’attività dell’uomo è indirizzata esclusivamente alla conduzione dei boschi e alla gestione dei pascoli. Il fondo valle é gestito in gran parte a seminativo ma non con colture intensive.
Sono presenti nel territorio dei Comuni del Parco numerose attività artigianali e manifatturiere di piccole dimensioni nonché imprese ricettive e di ristorazione che, insieme all’elevato livello dei servizi, assicurano una gradevole fruizione del Parco. Le città più importanti, per grandezza e patrimonio culturale, che fanno da sfondo al territorio del Cucco, sono: Gubbio a nord e Gualdo Tadino a sud.
E’ il Parco delle acque sotterranee e delle fonti minerali, dei corsi d acqua incontaminati, delle grandi faggete intatte, delle grotte carsiche non violabili dalla frequentazione di massa. E’ il Parco in cui vivono il lupo e l’aquila reale. E’ il Parco caratterizzato dai centri storici minori ma ricchi di testimonianze culturali ed artistiche; da numerosi e suggestivi eremi.
L’alta qualità che il Parco del Monte Cucco esprime, lo rende luogo ideale per la pratica dello sport in montagna: il volo a vela, la speleologia, lo sci di fondo, il trekking.
Le fasce montane che si trovano a quote comprese fra i 900 m e i 1500 m sono in genere coperte di boschi d’alto fusto: le più gradevoli da percorrere e da osservare, in tutte le stagioni. E’ questo il regno del grande faggio dalle folte chiome e dai tronchi spogli e slanciati: per decine di metri si innalzano a sostenere le foglie nella lotta per la conquista di uno spazio di luce.
Non mancano in questi “piani montani” esemplari, piccoli e grandi, di acero, di ciliegio selvatico e di carpino bianco (rarissimo). Durante la primavera, nei piccoli e grandi prati fra i boschi è tutto un fiorire di vivi colori: i bianchi bucaneve, i rosati crocus, i gialli ranuncoli, le viole, le primule, i miosotis, le orchidee selvatiche. Circondate dall’intenso profumo ecco comparire le piccole foglie della menta selvatica. Alla fine della primavera o appena arriva l’estate, nelle nascoste radure del bosco, dove penetra un po’ più di luce, ecco sbocciare il fragile e roseo giglio martagone, maturare le saporitissime fragoline e i piccoli grappoli di ribes rosso, una vera e propria leccornia per i buongustai pazienti e camminatori. Ad essere ancor più pazienti non è impossibile raccogliere l’aromatica erba cipollina, regina della cucina tradizionale. Ben altro contenuto hanno le tante piante di cicuta che nascono un po’ dappertutto a queste quote e si riconoscono per le bianche infiorescenze a forma di ombrello. Stesso discorso per l’elleboro.
Sotto i 1000 m di quota le presenze vegetali sono decisamente più numerose, varie e aromatiche, ma il bosco si intrica e si chiude, trasformandosi gradatamente, man mano che si scende, in macchia inaccessibile, forte e spinosa, dove si può penetrare solo seguendo i sentieri. Domina il carpino, quindi l’orniello, l’acero (nei suoi vari tipi), il frassino, il corniolo, il ciliegio selvatico, il nocciolo (la dialettale “avellana”), il corbezzolo, il pungitopo, l’alloro selvatico, il bosso. Il leccio, la roverella e il cerro hanno bisogno di terreni ben esposti al sole. Il leccio lo trovi anche e frequentemente abbarbicato sulle alte pareti calcaree, con le radici infilate a forza nelle fratture: sono minuscole macchie scure di piccoli esemplari, tutti più che centenari. Nelle parti più umide e in ombra è frequente il pungitopo. Più a valle e nei primi pendii montani non manca l’infestante robinia, impropriamente chiamata acacia, dai grandi grappoli di fiori bianchi.
Recentemente, sulle pareti rossastre dell’Orrido del Ponte a Botte, è stata rinvenuta la presenza della rara efedra, pianta arbustiva e cespugliosa, dalle piccole foglie caduche squamiformi e minuscoli fiori.
Più a valle il Parco degrada nella fascia fortemente antropizzata e coltivata. E’ l’Alta Valle del Chiascio punteggiata di borghi e insediamenti. Ma è pur sempre un luogo di grande suggestione, dove ancora è possibile vedere i campi coltivati contornati da filari di pioppi, salici, aceri, querce, segno inconfondibile di una povera agricoltura d’altri tempi.
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Contatti
Sede del Parco regionale del Monte Cucco: Villa Anita, via G. Matteotti, 52 - Sigillo(PG)
075 9177326
info@discovermontecucco.it