Parco Naturale Capanne di Marcarolo

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Il Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo si trova a cavallo dell’Appennino ligure-piemontese, in quella zona storica che fu il cuore dell’Oltregiogo, altopiano in provincia di Alessandria incastonato tra il versante costiero e la pianura, nel quale si incontrano tradizioni, pratiche e dialetti differenti. Da Marcarolo passavano, già in epoche remote, le strade che mettevano in comunicazione la costa con l’entroterra padano, assicurando il transito di merci preziose come il sale, tra cui le varianti alla via romana Postumia, che collegava Genova con Aquileia e la strada della Bocchetta che permetteva ai commercianti genovesi di raggiungere Gavi evitando i pedaggi dovuti ai Signori della Valle Scrivia. 

L’economia locale era imperniata soprattutto sulla coltivazione del castano (Castanea sativa), sia per rifornire i cantieri navali, sia come combustibile, materiale edile, strame per gli animali, fino all’uso del tannino per la concia e la produzione domestica di inchiostro; a questa si sono nel tempo affiancate la coltivazione del mais e della patata, l’apicoltura e, dalla fine del Settecento, la bachicoltura, e ad attività protoindustriali, perdurate fino al XIX secolo, come testimoniano le vetrerie, di cui in Alta Val Lemme si trovano resti risalenti al Medioevo, la produzione della carta, la lavorazione del ferro, la produzione di ghiaccio soprattutto sui contrafforti montani, in prossimità dei passi, le attività estrattive e la produzione di calce.
Con i primi anni del XX secolo inizia un processo di spopolamento, che si accentua nei successivi decenni, e in particolare durante alla seconda guerra mondiale e negli anni Sessanta. Nel paese oggi risiedono solo 20 persone.

La vegetazione
L’ambiente boschivo, che caratterizza le quote meno elevate del Parco, è dominato prevalentemente dalla rovere (Quercus petraea), dal castagno (Castanea sativa), e, introdotti dall’uomo tra fine ‘800 e fine ‘900, dal pino nero (Pinus nigra) e dal pino marittimo (Pinus pinaster). Vi sono però frequenti versanti spogli, risultato di secoli di sfruttamento intenso da parte dell’uomo e di rovinosi incendi dolosi, che hanno martoriato l’altopiano di Marcarolo tra gli anni ’80 e ’90 del secolo scorso.

Alle quote più elevate dei versanti settentrionali domina invece la faggeta in cui dove il faggio (Fagus sulvatica)  accompagnato da altre specie arboree come sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia) e maggiociondolo (Laburnum anagyroides).
Le ampie praterie montane, un tempo sfalciate e pascolate, sono oggi in rapida trasformazione, soprattutto in prossimità dei numerosi torrenti.

Ecomuseo della Cascina Mogliani
Il Parco è ricchissimo di emergenze storiche come castelli, borghi, monasteri, oratori, chiese e cappellette, ed elementi importanti di architettura rurale quali cascine, mulini, neviere, ghiacciaie.
Comprende inoltre l’Ecomuseo della Cascina Mogliani, dove vi sono un laboratorio artigianale, sala riunioni-didattica e delle mostre temporanee, e da dove partono visite all’orto didattico, che raccoglie le principali colture tipiche della montagna di Marcarolo); alla “Fontana delle Donne”, antico lavatoio ricavato presso una sorgente naturale; all’arboreto, in cui crescono le varietà tipiche di castagno, melo, pero e susino recuperate e innestate, e al castagneto storico; alla ‘barca’ con tetto in paglia, tradizionale ricovero del fieno.

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