U Zappinazzu di Linguaglossa
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Pinus nigra ssp. calabrica (Pinaceae)
All’interno del Parco dell’Etna si trova in una pineta un interessante pino laricio. Quest’albero ha raggiunto un’età tra i 200 e i 300 anni, evento raro per gli esemplari di questa specie che di solito sono molto meno longevi. La sua circonferenza misura 5.20 m e raggiunge un’altezza di 24 m, altezza che sarebbe almeno di 6 m più alta se l’albero non mancasse della cima. Il pino laricio, chiamato localmente Zappinazzu, non si trova in ottime condizioni di salute, oltre alla mancanza della cima presenta molti rami secchi o rotti e il tronco è ricoperti di fori, forse per l’attacco di qualche agente patogeno.
Il pino laricio è un albero molto resinoso ed è per questo che il suo legno è usato, durante la “festa della Dera” a Sant’Alfio, per accendere fiaccole (dare in dialetto locale) al tramonto fuori dalle case in onore dei santi martiri protettori del paese, Alfio, Cirino e Filadelfo.
Come raggiungerlo:
Si segue la Strada Mareneve che parte dal centro di Linguaglossa (CT), dopo circa 7 km parte una mulattiera che in pochi minuti porta al bel pino laricio.
Scheda botanica del pino laricio:
Sottospecie di Pinus nigra, il pino laricio è endemico della fascia montana inferiore della Sila, dell’Aspromonte e dell’Etna dove forma pinete sui versanti meridionali su rocce silicee.
Albero sempreverde che raggiunge i 45-50 m di altezza.
Il pino laricio si accontenta di poca acqua e poca terra per vivere, è considerata una specie forestale pioniera proprio per queste sue capacità.
Il tronco può essere senza rami per i primi 30-40 m di altezza, gli esemplari più giovani portano i rami orizzontali al terreno mentre gli esemplari più vecchi presentano i rami arcuati verso l’alto.
La corteccia è formata da placche grigiastre.
Il legno è di qualità ottima e veniva usato per la costruzione di navi. Durante il secolo scorso molti degli alberi di pino laricio, che formavano boschi fitti sulla Sila, sono stati abbattuti durante la guerra per ricavarne legna.
Alcuni alberi portano ancora il segno delle incisioni effettuate nella corteccia per estrarre la resina, ottima come combustibile per accendere le torce, isolante e per la produzione di acquaragia.
Le pigne, di piccole dimensioni, contengono pinoli non commestibili per l’uomo, quando queste si aprono sono molto simili a quelle del larice, ecco da dove deriva il nome comune della specie.
FOTO:
http://etnaportal.it/u_zappinazzu
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Contatti
95015 Linguaglossa(CT)