Villa Porfidia si trova ai margini orientali del paese di Recale, circondata dalla fiorente campagna, pochi chilometri dalla Reggia di Caserta.
Nota anche come “Palazzo della Torre” e “Castello dei duchi di Bovino”, affacciata su Piazza della Repubblica e su una chiesa del 1583, dall’esile campanile, è costituita da un castello rustico del tardo settecento, che si sviluppa attorno a una corte interna movimentata da porticati e loggiati, e da una poderosa torre di guardia merlata. Quest’ultima fu costruita nel 1500 e appartenne probabilmente ai Principi D’Aquino di Caramanico (provincia di Pescara), ma nella seconda metà del Settecento i duchi Guevara di Bovino la trasformarono in un casale fortificato, per abitarla nei periodi in cui la corte napoletana si trasferiva alla Reggia di Caserta.
Nel nuovo palazzo i duchi di Guevara organizzarono banchetti, battute di caccia, concerti, balletti e spettacoli pirotecnici per i nobili, i politici, gli intellettuali e gli artisti che transitavano a Napoli seguendo il Grand Tour.
Nel 1781 Ferdinando IV di Borbone concesse alla duchessa Anna Maria Surdo Guevara, dama di compagnia della regina Maria Carolina d’Austria e, si diceva, amante dello stesso re, di utilizzare le acque dell’Acquedotto Carolino per bagnare il giardino della villa e alimentare i giochi d’acqua, tramite una deviazione dell’acquedotto carolino progettato dal Vanvitelli. La duchessa contibuì formentente al disegno del giardino.
Fra il 1786 e il 1815 la villa ospitò Lady Emma Hamilton (ex cameriera e ballerina di taverna, amante e poi moglie dell’ambasciatre inglese a Napoli William Hamiltono, nonché amante dell’ammiraglio Orazio Nelson cui darà una figlia) che divenne amica intima e dama di corte della regina Carolina, e piantò sia nel giardino della Villa sia in quello della Castelluccia nella Reggia di Caserta, una pregiata camelia viola Camellia ‘Atrioviolacea”, ancora oggi presenti.
In seguito, con l’arrivo dall’Inghilterra, della nuova filosofia paesaggistica, l’originale aspetto geometrico del giardino all’italiana fu in parte cambiato: vennero messi a dimora alberi ad alto fusto, fra cui una canfora (Cinnamon camphorum), un albero dei tulipani e un’Acacia pudica, e il boschetto della caccia, all’epoca vecchio di duecento anni, venne trasformato in una contemplativa e romantica passeggiata pittoresca.
Nel 1936 il palazzo venne venduto alla famiglia Porfidia di Recale, ancora oggi proprietaria.
La Villa. Su due piani, per una superficie di 20mila metri quadrati, ha la facciata principale in stile neoclassico, e quelle laterali, rivolte sulla campagna, in stile rustico, ma presenta anche interventi successivi d’epoca barocca, ottocentesca e novecentesca varia. Dall’ingresso principale si accede alla corte, sulla quale si affaccia la grande vetrata dello scalone principale. Quest’ultimo, decorato con gruppi scultorei classici porta conduce al piano nobile, dove ben poco rimane delle pregevoli decorazioni e suppellettili di un tempo, salvo i decori di alcune sale, realizzati sia ad affresco sia con la tecnica dei papier paint (carte dipinte).
Il giardino. Preceduto da una passerella racchiusa tra due file di piante di limoni e rose, si estende su circa 1,7 ettari. Concepito come luogo di meditazione e progettato secondo il modello del giardino all’italiana, vi furono successivamente poi introdotti alberi ad alto fusto, seguendo l’informalità dello stile inglese. Lo attraversano due sentieri: uno conduce dall’ingresso a una vasca di fiori di ninfea, l’altro porta al viale degli ombrellini, così chiamato perché le siepi di tasso (Taxus baccata) sono potate a forma di ombrello, ombreggiare le panchine in pietra collocate nel viale. Nel giardino vi sono inoltre una peschiera ellittica e varie fontane d’epoca settecentesca, ampi viali alberati oggi costeggati da Agapanthus e rose, palme (Phoenix dactylifera), rose e peonie, e un romantico bosco di lecci (Quercus ilex).
Villa e parco sono sede di ricevimenti per matrimoni e altri eventi.