Parco Biotipo dei Magredi di San Quirino / I magredi o prati magri

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Il Biotopo dei Magredi di San Quirino è un’area naturale protetta del Friuli-Venezia Giulia, istituita nel 1997. Occupa una superficie di circa 20 ettari nella provincia di Pordenone. Rappresenta ciò che rimane di una vasta distesa ghiaiosa formatasi durante l’ultima glaciazione allo sbocco in pianura dei torrenti Cellina a ovest e Meduna a est, nel tempo quasi interamente trasformata dall’utilizzazione agricola.
I magredi, o “prati magri”, sono formati da una vegetazione di erbe e arbusti con poche esigenze idriche, che si sono adattati a vivere su un suolo arido. Il terreno è infatti composto da ciottoli, ghiaie e sabbie grossolane, portati dai torrenti, le cui acque filtrano e scorrono sotto la copertura di ghiaia, per poi riemergere sotto forma di risorgive. I magredi hanno i connotati di avanterra alpino e, per i loro contenuti naturalistici e ambientali, sono stati recentemente inseriti nell’elenco europeo dei “Siti di Importanza Comunitaria”.

I magredi superstiti, che si sviluppano dai piedi delle montagne fino al confine con la linea delle Risorgive, sono costituiti da tre zone:
– il greto del torrente, composto perlopiù da pietre, con qualche cespuglio e alcuni fiori primaverili (associazione Centaureo dichroanthae-Globularietum cordifoliae); sono piante “pioniere”, le meno esigenti. Le loro radici penetrano fra i sassi e le sabbie, avviando una lenta colonizzazione. Le prime a insediarsi sono i licheni e i muschi, seguiti da arbusti radi ed erbe, caratterizzate da steli e cuscinetti isolati, come la vedovella celete (Globularia cordifolia) e la ginestrella sericea (Genista sericea).
– il magredo primitivo, ai bordi del torrente: è composto da sassi, ma con una maggior presenza di fiori ed erbe (associazione Schoeno nigricantis-Chrysopogonetum grylli); la vegetazione è discontinua, formata da zolle erbose e cuscinetti di piante a crescita prostata (camefite suffruticose), dai fusticini legnosi e dalle foglie coriacee, fra cui Fumana procumbes, Erica carnea, Globularia cordigolia, Centaurea dichroantha, camedrio alpino (Dryas octopetala).

– il magredo evoluto, cioè la zona più esterna, ricca di vegetazione (associazione Chamaecytiso hirsuti-Chrysopogonetum grylli). Si tratta di una cotica erbosa continua, con un primo strato superficiale di suolo piuttosto maturo, il cui stadio terminale è costiuto dal terreno ferrettizzato. Dove l’uomo è intervenuto con concimazioni e sfalci periodici, si sono sviluppati prati stabili polifiti, con specie più esigenti e buone foraggere. La fisionomia del magredo evoluto è quella delle antiche praterie ungheresi (Puszta); vi trovano la graminacea Crysopogon gryllus, la foraggera Arrhenatherum elatius, la cresta di gallo (Rhinanthus freynii), e l’orchidea Anacamptis pyramidalis.

Di tutto questo complesso sistema, il lembo costituito dal Parco Biotipo dei Magredi di San Quirino conserva le caratteristiche originarie. Crocevia fra le terre mediterranee, illiriche, alpine e centroeuropee, dall’inizio della primavera all’autunno inoltrato si accendono di fioriture variopinte, con un picco in maggio-giugno, mentre in luglio i prati sono sfalciati dai contadini.
Sono presenti numerose specie endemiche, tra cui il cavolo friulano (simbolo del biotopo, Brassica glabrescens), , il crambio di Tataria (Crambe tataria), forse giunto in regione con le invasioni barbariche, la violaciocca alpina, il fiordaliso giallo dei magredi,  l’euforbia della Carnia,  la regina dei prati (Olmaria peperina), dagli alti fiori bianchi; la Stipa veneta, dalle spighe argentate, chiamata  “lino delle fate” o “capelli di strega”: secondo la leggenda, le fate entravano nei magredi per raccoglierla e tesservi  le loro vesti argentate, grazie alle quali brillavano nella notte.

 

FAUNA. Ricchissima e particolare anche la fauna. Numerosi i mammiferi, che comprendono piccoli roditori come le arvicole, la volpe (Vulpes vulpes), il tasso (Meles taxus), il capriolo (Capreolus capreolus) e la lepre (Lepus europaeus), mlto comune. Tra gli uccelli, sono presenti grandi predatori tra cui il nibbio (Falco tinnunculus), il nibbio bruno (Milvus migrans), l’aquilia reale (Aquilia chrysaetos), la poiana (Buteo buteo); allodole, la starna (Perdix perdix), il corriere piccolo (Charadrius dubius), l’occhione (Burhinus oedicnemus), che nidifica a terra e la cui presenza è oggi in pericolo a causa del passaggio delle greggi durante il periodo riproduttivo e, peggio ancora, dagli amatori del fuoristrada e dalle loro gare agonistiche. Si incontrano inoltre anche molte specie in migrazione, tra cui la ghiandaia marina (Coracias garrulus) , la gru  (Grus grus) , la cicogna (Ciconia ciconia) , il cuculo del ciuffo (Clamator glandarius) e, verso le risorgive, l’airone bianco (Egretta alba).

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Contatti

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