Pomodorino del piennolo
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I pomodorini vesuviani sono una delle produzioni più caratteristiche dell’area del Vesuvio, detti anche spongilli o piénnoli (“pendoli”) per l’abitudine di appenderli alle pareti o ai soffitti, riuniti in grappoli (schiocche) e legati con cordicelle di canapa.
Hanno una forma ovale allungata, lievemente a pera o a cuore, ed è ben visibile la parte apicale (il pizzo). I pomodorini del Vesuvio si possono conservare a lungo grazie alla buccia spessa.
E proprio della loro lunga conservazione parla Bruni nel 1858, nel suo “Degli ortaggi e loro coltivazione presso la città di Napoli”, ove parla di pomodori a ciliegia, molto saporiti, che “si mantengono ottimi fino in primavera, purché legati in serti e sospesi alle soffitte”.
Nel 1902 poi, Francesco De Rosa, professore della Scuola di Portici, su “Italia Orticola”, precisava che la vecchia “cerasella” vesuviana era stata via via sostituita dal tipo “a fiaschetto”, più indicato per la conservazione al piennolo. Il De Rosa è anche il primo ricercatore che riporta in modo esaustivo l’intera tecnica di coltivazione dei pomodorini vesuviani, facendo intendere così che si stava sviluppando nell’area un’intera economia intorno a questo prodotto, dalla produzione delle piantine da seme alla vendita del prodotto conservato. Si seminano in marzo-aprile e maturano tra luglio e agosto, ma l’antico procedimento di conservazione prevede che li si raccolga a grappoli interi all’inizio dell’estate per conservarli, appesi in locali con adeguata temperatura e umidità, fino all’inverno o addirittura alla primavera successiva. Così, per molti mesi, si possono condire i piatti di pesce, le pizze e le paste della tradizione campana con una “pummarola” straordinariamente saporita.
Per la zona di coltivazione molto ristretta, il prezzo imposto è leggermente più elevato rispetto a gli altri esemplari più diffusi. I terreni nei quali si coltiva questa varietà sono il risultato di millenni di stratificazione della lava e sono difficilmente raggiungibili perché si trovano ad alta quota. Per questo a Napoli i Pomodori “a spongillo” sono detti anche “di montagna”.
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