Villa Bennet-Voronoff
This post is also available in: English (Inglese)
Entrando in Italia attraverso l’estremità del Ponente Ligure ci si ritrova in uno straordinario spazio tra la montagna e il mare, nel quale Ventimiglia offre alla Riviera lo stesso paesaggio che i viaggiatori dell’Ottocento hanno descritto e che attribuisce a Ventimiglia il titolo di “entrata al Giardino d’Italia”.
A cominciare, il Giardino e la Villa Bennet-Voronoff di Grimaldi.
Villa Voronoff, edificata nell’ultima decade dell’Ottocento, era impostata su due piani e un attico con tetto spiovente. A sinistra si notava la torretta merlata guelfa, con dieci finestre e una vasta terrazza panoramica. Sopra il pianterreno si osservava un portico con balconata da cui si poteva ammirare il Mar ligure e una loggia-poggiolo centrale con belvedere. Il retro della costruzione era scandito da una teoria di monofore con terrazzini sporgenti ed un elegante portico al piano terra con ampia loggia e veduta sulla riviera francese ed italiana: a destra una raffinata scalinata esterna conduceva ai piani superiori. Il castello, che disponeva di vani sotterranei, era dotato di cinta muraria e di ingresso principale con cancellata. L’interno era caratterizzato da un piano nobile ed uno per la servitù e gli aiutanti del dottor Voronoff: nel primo, oltre alle camere di rappresentanza, di riposo e ad una ben fornita biblioteca, si evidenziava un’ampia sala da pranzo rettangolare con due pareti di cristallo (una verso la Francia e l’altra verso l’Italia). Gli elementi dell’arredamento erano in stile liberty e russo.
I protagonisti del rigoglioso giardino erano soprattutto gli aranci e le palme, ma pure fichi d’India e roseti. Da tradizione ligure, è basato su terrazzamenti che si sviluppano dalla base all’estrema altezza della proprietà.
Tra la vegetazione vivevano uccelli esotici di ogni tipo.
Nel 1925 il medico russo Serge Voronoff acquistò il castello e il parco da un vice console.
Samuele Voronoff nasce nel 1866 a Voronej, una cittadina a novecento chilometri a sud di Mosca, da una famiglia borghese di confessione ebraica. Dopo la maturità, viene condannato a quindici giorni di reclusione per aver diffuso pubblicazioni sovversive. Il suo cuore non batte per lo zar, ma per i contadini poveri. Gli studi universitari in Russia gli sono ormai preclusi. La scelta di emigrare si impone ed eccolo nel 1885 nella Parigi della belle époque iscritto alla facoltà di medicina. Per schivare l’antisemitismo (siamo in piena affaire Dreyfus) si fa chiamare Serge.
Nel 1895 al giovane medico viene affidata dal suo maestro, il celebre professor Péan, l’impegnativa missione di organizzare i servizi chirurgici dell’intero Egitto. Il soggiorno in questo paese si prolunga per quindici anni, dà non poche soddisfazioni a Serge e gli permette di riflettere sul ruolo degli ormoni nell’invecchiamento umano, così come sulle prospettive aperte dai trapianti. Ovviamente, la ricerca e le intuizioni di Voronoff si inseriscono nella cultura medica dei tempi; vanno piuttosto ritenuti il coraggio dello sperimentatore e la rara abilità del chirurgo. I primi trapianti avvengono tra individui della stessa specie (pecore in particolare) ad esclusione della nostra: il sogno di fare ciò che oggi si fa correntemente non può essere realizzato perché la legge proibisce i prelievi umani. Il primo innesto (come si diceva allora) da specie a specie viene effettuato nel 1913 a Nizza quando Voronoff trapianta un lobo della tiroide di uno scimpanzé su un ragazzo affetto da cretinismo: è un successo – o almeno così sembra – che il chirurgo moltiplicherà decine di volte fino al 1927 quando l’ormone verrà sintetizzato in laboratorio.
Dopo la tiroide, si passa ai testicoli e alle ovaie. La finalità è quella di “avvicinare l’uomo all’eternità” o, meno enfaticamente, di allontanare la vecchiaia.
L’idea di allevare le scimmie in Europa si fa strada. E dove se non dalle parti della Costa Azzurra? Nel 1925, l’acquisto del castello (errore di traduzione che si trascina nel tempo: château infatti vuol dire anche villa di grosse proporzioni) di Grimaldi che ha un bel parco in cui si possono costruire gabbioni per le scimmie e un laboratorio per le operazioni. Il numero dei trapianti effettuati, col passare degli anni, tocca i duemila.
Nel 1936, Voronoff sbarca a Grimaldi a braccetto di una bella ragazza di quarantanove anni più giovane, la terza moglie, Gerty. Ma due anni dopo, le leggi razziali distruggono tutto. Il dottore è “ebreo straniero”: viene espulso dall’Italia e gli viene sequestrata la villa.
Serge si rifugia negli USA e si salva. Nel 1946 gli piange il cuore constatando come la villa sia ormai un rudere e le piante del giardino sapientemente costruito da Bennet solo un ricordo. Voronoff ha ottant’anni ed in vita sua ha sempre lottato. Trova ancora abbastanza energia per ricominciare. Va a vivere un po’ a Montecarlo ed un po’ a Bordighera e dà inizio ai lavori di ricostruzione. Due anni dopo, con Gerty, può inaugurare la nuova villa, simile ma non identica alla precedente, e riprendere la ricerca scientifica. Sul cancro, adesso. Nel 1951, durante un giro di conferenze, la morte coglie con un beffardo incidente in un albergo di Losanna colui che molti anni prima le aveva mosso una guerra impossibile.
This post is also available in: English (Inglese)
Contatti
Corso Mentone, 50 - Ventimiglia(IM)
Altre info
Giardino privato. Per ogni programma di visita, occorre verificare con la proprietà le eventuali disponibilità .